Autrice: T. Kingfisher
Titolo: Nettle & Bone
Editore: Tor Books
Prima uscita: 2022
«It was hard to be frightened of the unknown when the unknown kept chicken»
T. Kingfisher, nom-de-plume di Ursula Vernon, è una delle autrici che più mi incuriosiscono in questo periodo. È da poco arrivato in Italia il suo romanzo più famoso, Nettle & Bone, che io ho letto in lingua originale perché sono una brutta persona e non mi fido più delle traduzioni di Mondadori.
Ursula Vernon è una scrittrice estremamente prolifica. Dopo la laurea in antropologia ha lavorato come illustratrice freelance e cominciato a scrivere narrativa per l’infanzia, pubblicando le due serie “Dragonbreath” e “Hamster Princess”. Dal 2013 inizia a scrivere storie per un pubblico più adulto, utilizzando lo pseudonimo T. Kingfisher (un omaggio sia a uno dei suoi animali preferiti, il martin pescatore, sia a Ursula K. Le Guin che scherzava che la kappa stesse appunto per Kingfisher).
Ma passiamo al libro.
Nettle & Bone è quella che gli anglofoni chiamano una dark fairy tale, una fiaba oscura (sono andata a riprendermi le definizioni di fiaba e favola, per non sbagliare).
Protagonista è Marra, terzogenita del Re di un piccolo regno che possiede una cosa molto importante: un approdo. Per non vivere sotto costante minaccia d’invasione da parte dei regni vicini, i genitori di Marra decidono di dare in sposa la loro primogenita, Damia, al Principe Vorling, erede del Regno del Nord. Ma Damia muore inspiegabilmente poco dopo. La madre, una donna astuta e calcolatrice, manda Marra in convento e dona in sposa la sorella di mezzo, Kania.
«The funeral was lavish but rushed. The riders that the prince had sent were better dressed than Marra’s mother and father. Marra resented her parents for being shabby and resented the prince for making it obvious»
Questa non è una fiaba che parla di matrimoni felici e incantevoli cerimonie: Kania, infatti, viene maltrattata ferocemente dal Principe e quando Marra lo scopre, quindici anni dopo, decide che deve salvarla a tutti i costi.
E questa è solo la premessa. Il grosso della trama consiste infatti nel lungo viaggio di Marra verso la vendetta e la salvezza di sua sorella. Prima la fuga dal convento e poi la ricerca della magia necessaria a uccidere il principe. Incontrerà persone, affronterà sfide impossibili, verrà scoraggiata da fallimenti e cambi di programma, imparerà cosa significa empatia, fiducia, giustizia.
T. Kingfisher prende i topoi classici del fantasy e della fiaba e li porta a un livello dolorosamente reale. I temi principali del libro sono il trauma, la violenza sulle donne, l’abuso di potere e il senso d’impotenza che spesso accompagna queste situazioni.
Ma non temete, questo libro non è la valle di lacrime che sembra: la scrittura di Kingfisher è pervasa d’ironia e alcuni dei personaggi protagonisti sembrano usciti da un romanzo di Pratchett. Dustwife (in italiano Vocedombra) è una strega potente, capace di parlare con i morti, ma che non viaggia mai senza la sua gallina indemoniata. Non manca il romanticismo e alcuni punti strappano una risata di cuore.
L’autrice è riuscita a intrecciare con maestria temi complessi e pesanti con una trama interessante e un ritmo veloce. La penna dell’autrice è fantastica, una roba che andrebbe studiata in ogni corso di scrittura. Ci trovate tutto: descrizioni immaginifiche, dialoghi intelligenti, personaggi sfaccettati, un arco di trasformazione da manuale e un ottimo intreccio.
In conclusione: È stata una delle letture più fresche, divertenti, profonde e commoventi degli ultimi mesi.
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