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Storicamente accurato, di Viviana Tenga

da | Giu 29, 2024 | Racconti | 0 commenti

A CACCIA DI VAMPIRI NEI BALCANI DEL XVIII SECOLO!
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Camilla ripensò a quell’annuncio e imprecò mentalmente. Pubblicità ingannevole. Appena rientrata nel suo corpo, li avrebbe denunciati. Si sarebbe fatta rimborsare tutto, fino all’ultimo centesimo e anche di più. Danni morali per averle fatto buttare via in quel modo le sue due settimane di ferie. E poi avrebbe pubblicato ovunque recensioni negative. Di sicuro, qualcuno là fuori lo stava già facendo. Quel pacchetto era una truffa bella e buona.

Rimpianse di non aver pagato il sovraprezzo per il dispositivo di interruzione. Adesso era bloccata in quella realtà virtuale fino al termine dell’esperienza. L’avrebbero risvegliata solo in caso di emergenza, personale o familiare. Quasi sperava che nonna Anna tirasse le cuoia. Tanto, ormai l’Alzheimer era in una fase così avanzata che faceva poca differenza.

La sera prima aveva piovuto; a ogni passo, i suoi stivali affondavano nella fanghiglia melmosa del sentiero che portava al cimitero. La folla di popolani intorno a lei puzzava come una mandria di bestie. Erano tutti orribili, una massa di copri magri e volti ottusi, spesso sdentati, vestiti di stracci e con i capelli sudici. Una donna che dimostrava settant’anni, ma probabilmente ne aveva meno di quaranta, salmodiava preghiere con tono petulante. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Raggiunsero il cimitero e si erano fermarono davanti a una tomba. L’iscrizione riportava il nome di Petar Blagojevic, morto pochi mesi prima, in quello stesso orribile 1725.

“Signorina” disse il vicario imperiale Frombald, in piedi alla sua sinistra. Era l’unica persona ben vestita e dall’aspetto vagamente in salute, ma puzzava anche lui.  “Ancora una volta, temo che stiamo per assistere a una scena non proprio per stomaci deboli. Confesso che sono davvero ammirato dalla vostra dedizione allo studio di queste peculiari superstizioni. Il vostro nome meriterebbe di essere assai più conosciuto nei circoli intellettuali di Vienna.”

Camilla fece una smorfia. L’imbecille stava di nuovo facendo il galante. Non era questo che aveva in mente quando aveva pagato per aggiungere la componente romantica alla simulazione. No, lei aveva pensato che si sarebbe trovata in un lugubre ma raffinato castello gotico, ospite di un conte affascinante con strane perversioni che l’avrebbero spinto a introdursi nella sua stanza durante la notte. Non quella paccottiglia che si trovava nelle simulazioni fantasy, buona solo per ragazzine arrapate che a mala pena sapevano come era fatto un uomo nella vita reale, ma qualcosa di più autentico e torbido, l’eccitante perversione storicamente accurata di un nobile eccentrico e tormentato…

Sospirò. Sembrava proprio che non avrebbe potuto vivere quella fantasia. Per un attimo, si chiese se il serio burocrate austroungarico accanto a lei potesse riservare sorprese interessanti, nel caso avesse ceduto alle sue lusinghe. Valeva la pena provarci? Camilla aveva seri dubbi, ma forse la disperazione l’avrebbe portata a fare un tentativo.

I contadini avevano scavato il terreno e riportato in superficie una bara di legno. Uno di loro si fece avanti e la scoperchiò. La folla cominciò a urlare, animata da un misto di rabbia e paura.

Camilla avrebbe voluto rimanere indietro, ma il suo corpo virtuale si sporse a guardare contro la sua volontà. Sentì il tanfo prima ancora di vedere il cadavere. Gonfio, ancora integro, con la pelle arrossata e delle macchie di sangue sulla bocca.

“Il vampiro!” urlò qualcuno. “Il vampiro esce di notte dalla sua tomba per nutrirsi del nostro sangue!”

Santo cielo, ma che cazzo state dicendo?!  pensò Camilla; i vincoli della simulazione le impedirono di esprimere quel pensiero ad alta voce. È solo un cadavere in putrefazione. Di certo c’è una spiegazione scientifica al perché abbia questo aspetto… qualche reazione chimica…

Trattenne un conato di vomito. Intanto, il prete del villaggio si era fatto avanti con un paletto di legno di frassino. Urlò qualcosa e lo piantò nel petto del cadavere, facendo uscire altro sangue misto a pus. Camilla non era neanche convinta che avesse centrato il cuore, ma la folla esultò, e questo bastava. Costruirono un rogo improvvisato e diedero fuoco al corpo, sprigionando una puzza di carne bruciata ancora più insopportabile del tanfo precedente.

Frombald le offrì il braccio per riaccompagnarla verso la carrozza che li avrebbe trasportati in qualche altro villaggio sperduto. 

Mai più simulazioni basate su veri documenti storici pensò Camilla, mentre Frombald le parlava di cose che non le interessavano con un sorriso ebete. Mai più.


Viviana Tenga, classe 1991, si è laureata in matematica, vive a Milano con due gatti e lavora nel campo dell’informatica. Da sempre lettrice vorace di pressoché qualsiasi cosa, negli anni ha pubblicato un po’ di racconti qua e là e affollato cassetti virtuali di romanzi incompiuti.

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