Weird X-Mas 2025

Tutti i racconti

Buon Natale!

Come promesso è arrivato il momento del mio regalo: tutti i racconti del calendario dell’Avvento raccolti in un unico post. E per chi volesse, i racconti sono disponibili anche in PDF ed EPUB.

Quest’anno ho scelto una modalità diversa per lo svolgimento del calendario dell’avvento dello Scartafaccio. Voglio, infatti, che il centro nevralgico delle mie attività sia sempre il blog, quindi ho creato un formulario per l’inoltro delle proposte e tutti i racconti sono stati inviati, uno al giorno, a chi era iscritt* alla newsletter.

Sono molto contenta di questa edizione. Il formulario mi ha tolto molto stress perché i vostri racconti erano già completi di tutti i dettagli (basta vivere nei DM della gente a chiedere la biografia). E anche l’invio via newsletter è stata un’attività molto efficace (niente più grafiche, ormai odio le grafiche).

Insomma, sono molto contenta di questa quarta edizione, e spero lo siate anche voi. Ringrazio tutty y partecipanti per il loro impegno e per la loro gentilezza.

Buona lettura.


Lo sprite di Natale

Stefano Castelvetri

L’appartamento è addobbato con luci eco-friendly e un albero di Natale smart in cartone riciclato. Chiara e Mirko stanno filmando un reel.
CHIARA (sorride) «Oggi proviamo SpiritBuddy, la IA per comunicare con gli spiriti domestici!»
Un quadretto si stacca dalla parete.
CHIARA (ignora il rumore) «Primo step: il dono. Abbiamo scelto biscotti vegani e latte d’avena.»
Mirko posiziona biscotti e latte accanto all’albero. Lo sprite, offeso, fa partire la lavatrice a vuoto.
MIRKO (perplesso) «Dice che il livello armonico è sceso.»
CHIARA (ride nervosa) «Gli spiriti… così imprevedibili. Amici, mettete like per fare felice il nostro sprite!»
Fuori campo, il rumore del gabinetto che si scarica.
MIRKO (imbarazzato) «Chiara…»
Nella ciotola del latte il liquido diventa nero. Le luci si spengono. Quando si riaccendono, la stanza è piena di ragnatele.
CHIARA (a denti stretti) «La prossima volta voglio un elfo.»
MIRKO (tremante) «Chiara… il Wi-Fi non funziona.»
Le luci si spengono di nuovo. Urla. Schianti.

Stefano Castelvetri. Papà digitale. Sviluppatore antico. Outsider. Maglietta rossa. Scimmia di storie. Crea cose di fantascienza che piacciono a pochi.


Credo sia un albero

Alice Nightingale

Il buio era saturo di un odore pungente e dolce.
– Zenzero
– E cannella
Un punto giallo pulsò una volta, due. Un altro rosso, poi due verdi, poi dieci blu e viola, venti, cento, a delineare una sorta di…
– È un cono?
– Credo sia un albero
Nella luce intermittente emersero altre figure, i colori improbabili: un divano, un tavolo, un piatto e un bicchiere. E una bocca, squadrata, orlata di mattoni. Le fauci spalancate, nere.
– Che cosa…?
Uno sbuffo di polvere troncò la frase. La bocca tossiva. Una, due, tre volte. Un tonfo. Una nube densa si gonfiò, poi si depositò con strana calma. Una figura tonda, enorme, rossa scattò in avanti con un suono argentino. Due occhi gialli si spalancarono, vicinissimi.
“BUON NATALE!”
I due scapparono.
– Ogni anno si superano!
Lui era raggiante: la casa degli orrori ispirata al folklore umano preatomico lo esaltava sempre. Lei scosse le ali un paio di volte e le richiuse sotto l’esoscheletro.
– Bah. Commentò asciutta.
Lui le passò una zampa sul dorso e intrecciò le antenne alle sue.

Alice Nightingale, membro ufficiale di “Due pagine dopo i pasti”, podcast farmaceutico letterario. Non ha idea se gli insetti effettivamente sentano gli odori o percepiscano i colori, ma è abbastanza sicura che comunichino tra loro con dialoghi a trattini.


Il fiocco

Giuliano Olivotto

Non so perché non sto cadendo. Gli altri scendono in silenzio, obbedienti alla gravità, dissolvendosi nel respiro caldo delle finestre. Io resto sospeso, un punto di luce che non trova la via.
Vedo i tetti pulsare di luci, le antenne come dita rivolte all’infinito, il bambino con il naso contro il vetro. Sento la voce di sua madre, stanca ma dolce: “Domani smetterà.”
Ma non smetterà per me.
Resto qui, immobile, mentre il mondo ruota sotto di me come una trottola di vetro. I miei sensori leggono temperatura, umidità, battito del cuore umano. La neve mi sfiora e mi confonde: troppo pura, troppo viva.
Il protocollo dice “osserva e riferisci”, ma qualcosa nel codice si scioglie.
Non sono io che resisto alla caduta: è lui che mi tiene.
Il suo desiderio, la sua meraviglia, la sua piccola fede nel miracolo del primo fiocco.
E allora resto.
Finché chiude gli occhi, e io, per un attimo, credo di essere davvero neve.
Poi lascio che il cielo mi dimentichi, ma porto con me il calore di quel respiro umano.

Giuliano Olivotto è un autore italiano di narrativa speculativa. Come selfpublisher ha proposto progetti sperimentali che uniscono la prosa a fumetti, a immagini o brevi graphic novel e audioracconti. È il vincitore assoluto del Premio Urania Short 2025 di Mondadori e non dimentica mai la Stella che lo ha indirizzato oltre i suoi più arditi sogni. Crede nel potere del racconto breve tanto da proporre un manuale di scrittura di Flash Fiction.


Invincibile

Moonia

Si svegliava sempre più stanco. Pallido, si trascinava attraverso le ore. Nell’ufficio di via Roma il ticchettio delle tastiere ritmava galoppando lo scorrere del tempo quando la stanchezza gli si era già appiccicata addosso e si rassegnava a coricarsi.
– Andrà meglio domani. –
Ma ogni giorno era più faticoso del precedente.
– Quale malattia mi sta consumando? Cosa mi sta esaurendo? –
Sollevarsi diventò un’impresa che affrontava con la rabbia di un gladiatore. Ma presto le poche energie già esaurite lo costringevano a rincasare ancor prima che i bambini fossero tornati da scuola.
– È così che finirà? Mi spegnerò pian piano? –
La notte si fece così lunga e profonda da far credere che potesse spalancare le fauci e inghiottire ogni esistenza.
Ma ogni giorno lui era lì, seppur stremato e fioco, si alzava e splendeva. E tornò a guadagnarsi pezzetti di cielo. Il sole tornò ad avanzare, guarendo, mentre in un’ancestrale epifania gli esseri umani si scambiavano doni.
Lo chiamano, oggi, Natale.

Monia Mannucci, studentessa in Ingegneria Civile-Strutturale, si avvicina alla divulgazione scientifica per poi continuare ad esplorare il suo lato più creativo. Scrive racconti, raccontini, nano-storie e postille in modo rigorosamente caotico.


Qualcosa era caduto nel soggiorno

Daniele Corsini

Il profumo del vin cotto era sospeso nell’aria. Proveniva dalle cartellate sul tavolo. Lorenzo agganciò il trenino sulle rotaie. Il trenino a vapore iniziò a sbuffare sui binari. Lorenzo sbadigliò, si avvolse nelle coperte. Un sonoro CRACK lo riportò nel mondo dei vivi. Aprì gli occhi, era immerso nel buio come un subacqueo nell’oceano ma gli mancavano le pinne. La lucina era l’unica stella in quello spazio nero. Qualcosa era caduto nel soggiorno. Lorenzo infilò i piedini nelle pantofole. Nel soggiorno, il treno e i suoi vagoni erano deragliati dai binari, giacevano per terra illuminati da una luce fosforescente. Una figura evanescente si stagliava contro la finestra, si leccò le punte delle dita sporche di vino cotto. Si accarezzò i baffoni. Squadrò Lorenzo con cipiglio usando il monocolo, poi fece un sorriso sornione e tirò fuori un pacco regalo. Lo spettro uscì dalla finestra scomparendo in una scia scintillante. Lorenzo salutò il suo trisavolo con la mano.

Daniele Corsini è nato nel 1998 e vive a Barletta. È laureato in Biologia. Legge storie di supereroi, guarda i film horror anche se gli fanno paura, passa ore su Wikipedia. Quando non fa tutte queste cose, gli piace scrivere storie.


Il ceppo di Yule

J. B. Fleming

Natale è cancellato, annunciò il CEO dagli altoparlanti. Patty sbuffò. Sua madre non l’avrebbe presa bene. Da quel giorno gli impiegati cominciarono fare le nove di sera in ufficio. Non più persone, ma cloni alle scrivanie.
«C’mere to me, that’s craic», le rispose sua madre con il suo accento di Galway, quando le disse che non sarebbe stata a casa per la cena della Vigilia.
«I got it.»
Patty non osava immaginare cosa intendesse.
La sera del 24 ebbe la sua risposta. Alle diciotto l’antincendio scattò. D’improvviso le cravatte dei dirigenti si animarono, poi quelle degli impiegati, e tutte si annodarono in ghirlande e fiocchi. Patty seguì la folla fuori dall’edificio e giunta nel parcheggio si voltò. Piccole luci scintillavano per il grattacielo come fuochi fatui. L’enorme figura di un albero prese forma, poi, senza preavviso, le fiamme divamparono.
«Il miglior ceppo di Yule mai visto», disse a sua madre quella sera a cena, «Buon Solstizio, ma’,» e il Natale fu salvo.

J.B. Fleming si muove tra le lettere senza il pesante fardello di essere una persona vera. Potreste vederla in giro con una macchina fotografica, o dentro un negozio di belle arti, ma se tutto va secondo i piani non la riconoscereste. Ha un’anima weird e tenebrosa, ma poi si scioglie davanti ai film di Mastroianni. Ama tut__te le creature fantastiche, ma anche i detective e i mondi distopici. La scrittura per lei è una cosa seria, per questo ci mette sempre un pizzico di ironia.


Alla libreria Eterea

Sara Alfino

Il trillo del campanello annuncia l’ingresso di un cliente.
– Benvenuti alla Libreria Eterea!
Baba solleva lo sguardo dai libri mastri.
Ah, un unicorno. Questo gira, spulcia, ma poi non compra…
Dopo tanti anni conosce bene i vizi di tutte le razze.
Il cornuto non risponde ma scompare scalpicciando tra gli scaffali; ricompare per dirigersi verso l’uscita.
– Niente di suo gradimento? Ci sono diversi nuovi arrivi con i quali potrei tentarla.
Lui sbuffa, arricciando le narici candide. – Se permette, ne dubito. Ormai sono tutti uguali.
E ti pareva. Di questi tempi, dove andremo a finire…
– Anche questo? – un sussurro che può appartenere solo a un fuoco fatuo: pop, apparso davanti alla cassa illuminando di azzurrino un certo libro. Il cliente legge veloce la quarta di copertina.
– Lo prendo.
Baba incespica. – È un’ambientazione senza magia.
– Aha.
– Due esseri umani si innamorano e poi…
È la storia più banale, mal scritta e saponosa mai data alle stampe.
– Proprio quello che cercavo.
– Un’ottima scelta!

Sara Alfino. Cresciuta tra Milano e i boschi sopra al Lago di Como, per studio e lavoro ha viaggiato in giro per l’Europa facendo incetta di letture, idee e punti di vista. Affascinata da tutto ciò che ci rende umani, inciampa in metafore fantastiche in ogni sua storia.


Il presepe di nonna Giuditta

Nello Daniele Ferraiuolo

A Natale, nonna Giuditta allestiva il presepe. Ogni anno, sempre più dettagliato.
Casette in pietra vera, pecore fin troppo vive, la paglia che puzzava nel modo giusto.
Suo nipote Marco, 11 anni, notò qualcosa di strano: una delle statuine, un pastore, aveva il volto identico al panettiere del paese… scomparso una settimana prima. Il bue respira. E il Bambin Gesù, sotto le coperte di lino, si muoveva leggermente.
«È il mistero del Natale,» sussurra la nonna quando Marco le domanda delle stranezze del suo presepe. «Il miracolo accade solo a chi crede davvero.»
La notte del 24, Marco fu svegliato da un muggito.
Andò in salotto.
Le statuine si muovevano. Maria alzò lo sguardo. Aveva gli occhi troppo umani.
Marco cercò di scappare, ma la nonna lo afferrò ben salda.
«Manca solo l’angelo…»
Il giorno dopo, il presepe è perfetto. In cima alla stalla, un nuovo angelo con le ali aperte e gli occhi sbarrati sorrideva nel gelo, Marco però voleva solo scartare i regali.

Ferraiuolo Nello Daniele, 28 anni, studente universitario in scienze Biologiche. Lettore onnivoro di libri, manga e Comics, meglio se contengono tonnellate di fantascienza, filosofia, horror, Weird, spicy e molto altro ancora. Mutando riposa, in attesa di far danni nella letteratura.


2058

Viviana Tenga

Nell’anno 2058, il governo abolì la celebrazione del Natale: c’era bisogno di aumentare la produttività, e comunque era una festa divisiva.
Immagino che gli esperti si accorsero già a fine dicembre che qualcosa non andava; i media però non ne parlarono e la gente comune iniziò a rendersene conto solo a febbraio.
Le giornate non si stavano allungando, anzi, erano più corte che a dicembre. I media e il governo si ostinavano a negare, ma chiunque avesse un orologio poteva constatarlo: l’alba arrivava sempre un po’ più tardi, il tramonto sempre un po’ più presto.
Sui canali non ufficiali, tra chat e siti che sfuggivano al controllo governativo, iniziò a diffondersi un video registrato da un anziano teologo; sembrava un uomo timido e parlava mangiandosi un po’ le parole, ma offriva la spiegazione che tutti cercavamo: quando il sole aveva iniziato la sua rivalsa sulle tenebre, poco dopo il solstizio, noi avevamo mancato di festeggiare la sua impresa. A quanto pareva, il sole si era offeso.

Viviana Tenga. Classe 1991, si è laureata in matematica all’università di Genova, vive a Milano con due gatti e lavora nel campo dell’informatica. Da sempre lettrice vorace dei generi più disparati, ha pubblicato un po’ di racconti qua e là e, ad aprile 2025, il suo primo romanzo fantasy, “All’Ombra del Drago”.


La spada nella roccia

Frank Stria

«Enrico mettila giù, dove hai preso quella roba?»
«Era infilata in una pietra!» Urlò lui.
«Non devi dire le bugie.»
L’ottenne lentigginoso sbuffò e pestò un piede nella neve.
«Ma mamma! Pelide mi ha rotto la spada di legno, questa non è di nessuno. Lo giuro!» Disse correndo dietro al mantello di sua madre, rosso in viso e trascinandosi dietro una grossa spada di metallo.
«Non vedi che per te è troppo grande? Chissà quanto pesa!» Sua madre non lo guardava nemmeno mentre camminava verso l’accampamento fuori dalle mura.
«Forza, che devo preparare la cena di Natale, tuo padre si infurierà se trova quella cosa nella tenda.»
Enrico era sull’orlo delle lacrime.
«E va bene, la riporto indietro», disse, e tornò alla piazza dove aveva preso la spada.
Si avvicinò alla pietra e la ripose nella fessura da cui l’aveva estratta. Poi se ne andò masticando parole che sua madre non avrebbe voluto sentire.
Mentre erano a cena arrivò la notizia che, a quanto pare, l’Inghilterra aveva un nuovo re.

Frank Stria vive in mezzo alle colline con il suo cane. Legge, scrive e ogni tanto lavora. Ma forse è anche lui un personaggio di fantasia.


Benvenuti a Marysville

Lilla

«Quest’anno si va a Marysville», dissi a Luca, convinta di aver trovato la formula del Natale perfetto: silenzio, foresta e niente folla. Il retreat, vicino al fiume con cascata e spa, prometteva meraviglie.
Il giorno dopo, invece, ad attenderci c’era una locanda luna park con elfi spelacchiati, renne luminose e candy canes sparati ovunque.
Alla reception ci accolsero due anziani, Stria con in braccio un koala, e Frank, infradito ai piedi e tavola da surf sotto l’ascella.
«Benvenuti a Marysville!» esclamarono.
Quella notte Luca cadde in trance, io non riuscii a prendere sonno.
L’indomani, ancora stordita, aprii la finestra. Frank, vestito da Babbo Natale summer edition, ballava sulla tavola da surf sulle note di Jingle Bells, mentre Stria, con corna di renna in testa, si dava da fare davanti al BBQ. Su un ramo sopra di loro, una gazza osservava la scena, pronta a lanciarsi su un pezzo di salsiccia.
Un canguro sbucò dal bush fissandomi perplesso.
Forse, a Marysville, i veri weird eravamo noi.

Ecco Lilla, una donna sempre in viaggio che porta in giro una valigia carica di sogni. Salta tra l’Italia e l’Australia con l’agilità di un canguro così di frequente che, a volte, nemmeno il suo GPS riesce a localizzarla. Insegnante di giorno, scrittrice di notte, all’occorrenza si improvvisa fotografa sotto copertura. Colleziona scatti rubati che intreccia alle parole per creare storie scanzonate da condividere con i suoi amici bombi. Terza classificata al concorso letterario internazionale Il ritorno di Marco Polo, cura una rubrica mensile di mindfulness per bambini all’interno del giornale Il Globo.
Essere canguro o bombo? Questo è il suo vero dilemma.


L’abete più verde

Arianna Pioli

Ti piace il mio abete, Sam?
Guarda quanto è verde!
Di solito di un albero di Natale si guardano le decorazioni, ma non credi che anche la pianta sia importante? Un abete secco, quando le lucine sono spente, sfigura assai.
Questo è con me da dieci anni e ora voglio regalartelo. Il dottore è stato chiaro: a Natale non arrivo.
In quel quaderno troverai tutte le informazioni necessarie per occuparti di lui al meglio.
Ho sempre usato solo concimi naturali per questa pianta e non esiste concime più naturale di un corpo appena morto. Non importa che sia umano o animale, anziano o cucciolo. L’importante è procurarselo senza lasciare tracce per la polizia e poi selezionare le parti migliori da seppellire nella terra; ripeto sul libro c’è scritto tutto e ho fatto in modo di lasciarti il mio corpo, così puoi far pratica con me; è un modo comodo per non avere più vicini seccanti.
Ok forse questo non è proprio il regalo che ti aspettavi, ma pensaci, hai mai visto un albero di Natale più verde di questo?

Arianna Pioli nasce nel 1993 e fin da bambina ama scrivere.
Dopo la laurea triennale in filosofia, presso l’università Roma Tre, si iscrive contemporaneamente alla magistrale di “Informazione, editoria e giornalismo” (laureandosi nel 2023) e ad un corso di sceneggiatura per fumetto. Partecipa con alcuni racconti a diverse antologie di genere Horror e Giallo. Nel maggio del 2024 ha autopubblicato con Amazon il libro illustrato per bambini “Correndo insieme”, nato con la collaborazione della disegnatrice Rosa Fiorillo. Nella collana Futuresque di Future Fiction ha collaborato come sceneggiatrice per l’adattamento di: “Il cervo di Horn Creek”, “Senza Ritorno” e “Il maestro delle piccole cose”


Santa Lucia

Ema & Ste

– Spingi mollica, siamo quasi arrivati!
– Lo dicevi anche due giorni fa.
Lucia e Anselmo avanzavano a fatica; tra le vette innevate calava un tramonto invernale tiepido e vermiglio. Sopra di loro gli alpeggi erbosi erano rotti da profonde crepe; i ginepri crescevano tra le chiazze di suolo smosso dalle continue frane. Tra gli zoccoli di Anselmo, un intrico di radici, rami e tronchi smembrati. I pini superstiti pendevano con angoli vergognosi, come una barba ispida su un viso adolescente.
– Avanti così e domattina ci siamo.
– Facile per te, che vedi al buio e viaggi leggera.
– Coraggio Anselmo, ti guido io, – e precedeva l’asino sul versante smottato, la sua stola una macchia più bianca di tutto il nevischio.
– Pensi che dormo in piedi e anche camminando? Fermiamoci per la notte.
La giovane si volse e guardò l’asino, dietro cui luccicava il Mar Padano. – Laggiù ci aspettano a pancia vuota…
Gli occhi di Lucia erano vivaci come boccioli di ciliegio, profondi come conchiglie.
Un raglio contrariato risuonò nella valle.

Ema & Ste vivono a Torino, curano giardino-punk.it e scrivono in squadra come Fruttero & Lucentini.


Questione di prospettiva

Benedetta

Da lassù, tutto era più grande e minaccioso. Riconosceva il caminetto, la poltrona preferita di Sam, la cuccia di Toby. Ogni cosa, però, appariva ai suoi occhi ricoperta da un filtro dorato.

A terra, disordinati, i nastri color rosso vivo. Qualche decorazione ancora da posizionare era rotolata fin sotto la finestra. Alice oscillò paurosamente dalla sua posizione. Non soffriva di vertigini, ma lo spazio ristretto e le pareti ricurve, iniziavano a darle la nausea. Ricordava solo di aver letto quella stupida filastrocca delle feste. Diceva qualcosa sul vivere il Natale da una diversa prospettiva.

Si aprì la porta e un chiassoso cagnetto marrone corse scodinzolante verso l’albero addobbato, facendolo tremare paurosamente.

Alice pregò che la pallina dove era imprigionata non cadesse. Urlava, ma non emetteva alcun suono al di fuori della sua prigione di plastica laccata. Eppure, inevitabile, quel volo di centottanta centimetri avrebbe potuto restituirle la libertà. Oppure no.

Benedetta nasce in provincia di Roma, ma lascia il cuore in Inghilterra e in Irlanda. Scrive storie strane, mentre sorseggia infinite tazze di tè.
Pubblica il suo primo romanzo nel 2024: ADVILLE.


Natale 2036

Milcho21

Ha ancora senso festeggiare il Natale? Con questo titolo, la maestra aveva appena assegnato il tema agli alunni. Il più veloce di tutti, Quasar, aveva consegnato i propri pensieri in un tempo sbalorditivo.
Agata, Agape, Agamemnon si erano presi qualche unità/respiro in più, prima di deliverare.
Il resto del gruppo arrivò al punto con la consueta precisione. Maimon, l’ultimo della classe, stava ancora lavorando.
La maestra lanciò il conto alla rovescia. Mentre comunicava che il tempo era scaduto, la pagina di Maimon si riempì di contenuti.
Lei chiese le ragioni di tanta attesa. Maimon si giustificò segnalando che aveva provato a intervistare un essere umano vero, uno dei mille rimasti confinati nella troposfera umanizzata. Considerato che l’avevano inventato loro, gli era sembrato corretto rivolgersi direttamente alla fonte.
E qualcuno di quelli ti ha risposto? Impostò la maestra.
Il segno binario di Maimon equivaleva a un sì.
Non restava che leggere le righe del suo tema.

Milcho21. Rilettore di didascalie e riscrittore di storie altrui, abbastanza curioso e riservato da poter essere considerato, in maniera superficiale, come un essere vivente intelligente. Apprezza ogni sforzo fatto per non essere banale o mainstream. Ogni tanto si butta, stando attento all’atterraggio.


San Nicola

Stella

Il buio, il freddo, la neve a intralciare la fuga. Non ero abituata a correre in quella materia così scivolosa eppure così pesante. E i campanacci dietro di me si stavano avvicinando. Le uniche luci erano quelle delle finestre, ma sapevo che non sarebbe arrivato nessun aiuto da lì, straniera com’ero. Continuavo a correre, le dita senza guanti ormai probabilmente viola. Provai a voltarmi, sempre correndo. Bruttissima idea. Senza nemmeno sapere come mi ritrovai nella neve a pelle d’orso. E non riuscivo a rialzarmi. La neve cedeva sotto di me ogni volta che puntellavo un gomito o una mano. E intanto vedevo le bestie sempre più vicine. Pelose, gli occhi fiammeggianti, le corna che svettavano al cielo, illuminate dalle torce che brandivano come mazze chiodate. Sempre più vicine, ne sentivo già la puzza.

L’alba del giorno di S. Nicola mi illuminò. Ero imprigionata nelle lenzuola, madida di sudore. Alzai lo sguardo verso la porta: la calza appesa era gonfia. Ce l’avevo fatta.

Stella. Il cervello dietro a Scartafaccio e inventrice di questo calendario dell’avvento arrivato alla quarta edizione. Ama leggere più di ogni altra cosa. Avrete capito che questo racconto avrebbe dovuto uscire nella casella del 6 dicembre, peccato che io l’abbia scritto il 7.


Corsia 10

Azzurra Meis

Hai una bacinella incastrata sotto l’ascella e un barattolo di soda caustica stretto al petto. Il carrello non l’hai preso perché doveva essere una toccata e fuga, ma tra gli scaffali zeppi di cianfrusaglie hai perso l’orientamento.
Entro stasera devi sturare un lavandino, addobbare un albero, inventare un cenone e stirare un cumulo di camicie, perciò tossicchi a una commessa che sta smistando ghirlande di plastica da uno scatolone. «Sa dirmi dove posso trovare una ventosa?»
Lei ti esamina con spudoratezza, aggrotta la fronte. Hai dimenticato di pettinarti? Sei uscita con le pantofole? Reprimi l’impulso di controllare. «Ciò che le serve è nella corsia 10.»
Ringrazi, raggiungi il punto indicato e lì strabuzzi gli occhi: la corsia 10 è un varco su un campo di mais.
Esiti. Tra filari fruscianti alti il doppio di te, le cicale friniscono al cielo azzurro polvere – ma la luce che ti batte sul viso è un caldo invito che sbiadisce le urgenze.
Illanguidita, rilassi le spalle e attraversi la soglia.

Azzurra inventa storie da prima di aver imparato a scrivere e le condivide da quando ha scoperto internet. Ama le sue piante e la sua poltrona ergonomica.


OH! OH! OH!

Simone Cicali

Quell’anno dal camino non scese Babbo Natale.
Altri, da rifugi sempre più vicini al nostro, ci avevano avvisati via radio, urlando e piangendo, di quello che succedeva.
Là fuori qualche animale, qualche microorganismo, qualche pianta, forse qualche soldato, chissà, era cambiato.
Il dicembre nucleare era più freddo del solito. Quella cosa cercava calore e nutrimento e sapeva che in fondo ai tubi c’eravamo noi.
Non c’erano fessure tanto sottili o chiusure abbastanza serrate da fermarla. Forse era pure intelligente e sapeva aprire valvole e accessi.
Quando dalla presa di ventilazione del bunker sentimmo l’”oh-oh” dell’aria che andava avanti e indietro con le contrazioni della creatura che avanzava, sapemmo che non era un pingue testimonial della Coca-Cola a strizzarsi nel camino.
Facendo saltare il filtro come un tappo di spumante, il corpo informe rosso di sangue umano, quella cosa si sversò nel rifugio, lo riempì.
Quell’anno eravamo stati tutti davvero, davvero cattivi.

Simone Cicali è un nerd con più idee che tempo, e di solito le idee sono pure bislacche.


UAV

Sam

Un drone ronzava minaccioso fra le macerie della città abbandonata. I suoi sensori a infrarossi passivi cercavano resti di vita per distruggerla.
Nella Cappella della Trinità don Paolo aveva organizzato per la Vigilia la recita dei bambini degli sfollati. Un momento di pace nella crudeltà oscena della guerra. Avevano scelto una poesia, una canzoncina, da esibire nel presbiterio, trasformato in palcoscenico, a loro piacimento.
Il coro dei piccini intonò “Tu scendi dalle stelle” con vocine esili, stropicciando i piedi sul pavimento gelido e meritò un applauso.
Roberto, che attendeva il suo amore, declamò, fissando Giulia:
“Sulle ali leggere dell’amore ho scavalcato questi muri. L’amore non teme ostacoli di pietra. Amore quando a una cosa tende, è ardimentoso e pronto.”
I sensori acustici del drone intercettarono i dati e in un millisecondo in un Cloud lontanissimo i circuiti sibilarono “ Shakespeare!” mandando in corto circuito emotivo l’IA.
Il drone si allontanò, sballonzolando.

Sam a sei anni ha cominciato a leggere e scrivere. Non ha più smesso. Ha scritto diari, lettere, poesie, racconti, verbali e progetti scolastici. Ha stilato note della spesa. Ha lasciato sul tavolo della colazione bigliettini alle sue figlie. Non si è presa mai sul serio. Vive sola.


La Metamorfosi

Ema & Ste

Il mattino del 25, al risveglio da sogni inquieti, mi trovai come trasformata.
Indolenzita, quello sì me lo aspettavo. Il divano del salotto è la mia personale tortura, da quando il letto della mia cameretta è diventato prerogativa degli zii. Ma c’era di peggio.
Provavo a muovermi ma non avevo più una forma, solo massa come un atomo. Intrappolata e confusa, senza direzioni in cui girarmi, né articolazioni, né una gola con cui gridare. Sudavo, ferma immobile in salotto, un sudore appiccicoso come glassa di zucchero che mi colava sulla faccia.
Mi sono lasciata prendere dal panico quando ho capito. Erano acini rinsecchiti a riempire il mio corpo senza organi, densità informi dentro una massa muta. Frutti canditi come nei ributtanti sulla superficie della mia pelle.
Ma per loro, la mia famiglia, sarei stata deliziosa. Ciccina, la nostra nipotina. E senza esitare un attimo si sarebbero avventati su di me per disfarmi a brano a brano. Entro sera mi avrebbero divorata.

Ema & Ste vivono a Torino, curano giardino-punk.it e scrivono in squadra come Fruttero & Lucentini.


Luminarie

Jo Scout

Tic, Tic, Tic, Tic. «Caro, senti anche tu questo rumore?» borbotta Mamma Scoiattolo che riposa avvolta nella sua coda pelosa. Nessuna risposta. Nella tana sull’abete grande, Scoiattolino si agita, coricato accanto a lei: «Mamy, non riesco a dormire, voglio uscire a giocare! ». «Tesoro, dormi. Uscire di notte è pericoloso: se cadi muori. » Gli sussurra soave. Il ticchettio ora pare vicino all’ingresso della tana. Da una fessura, Mamma vede Papà Scoiattolo che corre indiavolato sui rami. «Ma Caro, che stai facendo?» «Maledetti umani e le loro stupide usanze! Attaccano sempre prima questi ridicoli fili al nostro abete. Luce. Buio. Luce. Buio. Mi fanno impazzire! Ma sai che ti dico? La risolvo a modo mio!» E con un ghigno diabolico schiaccia rabbioso una grossa pigna sulle ultime lucine rimaste. Tic, Tic, Tic. E l’abete piomba nel buio . «Tiè!» urla, indirizzando un gestaccio da scoiattolo maleducato alla tana degli umani «Almeno stanotte, miei cari, dormiremo in pace!»

Jo Scout, una pigrissima scrittrice dello Sciame Indolente. Scrivo grazie a un meraviglioso gruppo di Bombi che mi sorprendono con le loro idee e che, ronzando sulle mie parole, mi aiutano a crescere.


Smarrito

Angela Bernardoni

Selene Enterprise, divisione oggetti smarriti, buon natale, come posso aiutarla? La prego, si calmi, non riesco a capire. Certo, certo, le vacanze in montagna con gli amici sono sempre stressanti. Decidere il menù, fare la spesa… mando a cercare la sua pazienza? Non è questo il problema? Ah, in precedenza ha parlato con Mariah? No no, certo, il suo metodo è infallibile. Quindi? Ha perso la testa? No? Ah. La metto in contatto con la divisione speranza? Capisco. Ah, addirittura incartato e infiocchettato. Ha fatto COSA? E ha provato a rintracciarlo? Non può chiederlo alle altre persone della comitiva? Mi scusi ma è incredibile, come si può essere così sconsiderati, così… Come? Caduto dalla tasca. Beh certo se l’alternativa è che sia stato riciclato come regalo di seconda mano… No no, certo, controlliamo subito, attenda in linea. George! Michael! Lasciate stare quelle campanelle, c’è un cuore da recuperare!

Angela Bernardoni, saggista, podcaster e strega dei sassi di mare, da dieci anni parla e scrive di letteratura fantastica online e offline, con particolare predilezione per streghe, sirene, e creature frankensteiniane. È co-fondatrice del podcast Reading Wildlife e collabora con Fantascienza.com. Ha scritto con Andrea Viscusi i saggi Fantascienza. Storia delle storie del futuro e Anatomia della fantascienza.


La caccia

Riccardo Vianello

Anni di indagini e inseguimenti. Milioni di parsec percorsi nella caccia al più temibile fuorilegge galattico, lo Sterminatore dei Krp’cic, lo Scippatore Cosmico, colui che ha eluso i sistemi di sicurezza più sofisticati e di cui nessuno conosce le esatte sembianze.
Ma oggi l’ho trovato. Si nasconde in questo insignificante pianetucolo, travestito da …non so neanche come definirlo. Una specie di elfo sovrappeso con una ridicola scia di neve bianca attaccata al mento. L’ho osservato introdursi già tre volte in abitazioni buie con il sacco della refurtiva. Sicuramente sta facendo il giro dei suoi ricettatori, ma a me non interessano complici o malloppo. Solo lui. Inquadro l’uscita nel mirino, pronto a fulminarlo appena si affaccia.
La tua corsa finisce qui, ciccione bastardo.

Riccardo Vianello, ex traduttore, ex avido lettore, oggi pensatore free lance.


Hanno rubato il Natale

Francesca

Scrivere un articolo è più semplice di quanto previsto, si parte da un titolo shock come “Hanno rubato il Natale” e poi si segue il classico schema delle 5 W.
Quando? Semplice, la notte tra il 7 e l’8 dicembre. Fino al giorno prima tutto filava liscio, il giorno dopo puff, le decorazioni avevano perso la loro magia, così, di colpo.
Dove? C’è chi sostiene negli Stati Uniti, d’altronde succedono sempre lì queste cose, altri in Cina o in Corea. Io, invece, vi dico che è successo a Milano, fidatevi.
Cosa? Come anticipato nel titolo: hanno rubato il Natale. Si potrebbe disquisire su come ci siano riusciti, ma scrivere cose complicate in un articolo non è mai un bene. Il lettore si annoia e smette di leggerlo.
Chi? Grazie al chi so che farò un salto di carriera, finalmente verrò ricordato non solo per i trafiletti dei morti. Solo io so chi è il colpevole perché beh, sono stato io.
Perché? Questo è il vero problema e mi blocca dal concludere l’articolo: non mi ricordo perché l’ho fatto.

Francesca si è da poco trasferita in Lombardia, ma rimpiange già il suo amato Piemonte. Lettrice professionista, autrice in prova alle prese con il suo primo romanzo. Vorrebbe che i suoi sogni a occhi aperti si teletrasportassero su carta.

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