Una nuova pelle, di Matteo Puccinelli

Alfio Malfermo si svegliò con un prurito feroce tra le dita del piede sinistro.
Ancora mezzo addormentato, infilò la mano sotto il lenzuolo e grattò. Peggio. Molto peggio.
Si sedette sul letto, tirò via le coperte e osservò. Tra l’alluce e il secondo dito c’era una zona arrossata, con piccoli bozzi bianchi come di pelle morta.
“Finalmente ti sei svegliato, coglione.”
Alfio sussultò. Si guardò intorno, ma la voce non veniva dalla stanza.
La voce veniva dal suo piede.

Sicuramente stava sognando. Anzi, doveva essere stress. O forse la pizza all’ananas mangiata la sera prima.
“Stress? Ma se non fai un cazzo da tre anni, Alfio. L’unico stress che conosci è quando il router lampeggia.”
Sgranò gli occhi. Non aveva parlato.
“Sei un libro aperto, Malfermo. Ti leggo come un dépliant stropicciato dimenticato nella sala di attesa del dentista.”
Alfio si alzò, come in trance. Andò in bagno. Si guardò allo specchio.
La barba a chiazze. La t-shirt con la scritta Estate Salentina macchiata di pomodoro. Le occhiaie.
Fece un lungo respiro e si schiaffeggiò le guance. Poi accese l’acqua fredda e bagnò la fronte.
“Che disastro. Sembri uno che vive in un Airbnb infestato da fantasmi e bollette non pagate.”
Alfio chiuse l’acqua e tornò in camera senza asciugarsi. Prese l’iPhone da sopra il comodino e digitò su Google: “Dermatologo urgente.”
“Altro che dermatologo. Ti servirebbe uno psicologo. Uno bravo, eh! Al quale raccontare che hai 38 anni, zero amici, una pianta morta in salotto e un fungo che ti fa da life coach.”
“La pianta non è morta, è solo un po’ ingiallita!”
“Sta letteralmente mummificando. Come te.”
Alfio andava avanti e indietro per la stanza. Cercava di focalizzare l’attenzione sui risultati di Google.
“Ieri hai pranzato con tre Kinder Délice guardando Celebrity MasterChef Albania. Ti sei persino commosso quando hanno eliminato Mirela.”
“Quello è un programma sottovalutato!”

“Tu sei sottovalutato. Ma da te stesso. E sai perché? Perché sei una chiavica, Alfio Malfermo.”

Alfio lanciò il telefono sul letto che rimbalzò e colpì l’armadio.

La micosi rise. Una risata umida e viscida.

Il giorno dopo, Alfio fece una lavatrice.

Era la prima volta da Natale 2023 .

“Hai fatto girare qualcosa, finalmente. A parte le tue paranoie, intendo.”

Il giorno dopo ancora: doccia. Con bagnoschiuma vero, non sapone multiuso viso/corpo/pavimenti.

“Una settimana fa eri una spugna marcia. Ora sembri quasi un adulto con un contratto luce attivo.”

A metà settimana, buttò via i resti della lasagna fossilizzata in frigo. Comprò insalata. Verdura vera. Verde.

“La fine del mondo inizierà con te che mastichi lattuga. Lo sento.”

Il sabato uscì. A piedi. 
Non per spedire un pacco Vinted e nemmeno per buttare l’immondizia. Andò al karaoke del centro commerciale. Dopo quattro Campari cantò Ti amo di Umberto Tozzi. Stonato, tremante.
 Alla fine, qualcuno applaudì.

“Hai distrutto la canzone e forse anche l’amplificatore. Però eri vivo, una volta tanto.”
Alfio arrossì. Il prurito al piede sembrava meno intenso.

Una mattina, Alfio si svegliò con più energia del solito.
 Si alzò, stiracchiandosi come un protagonista Disney. 
Aprì la finestra. Il sole entrava deciso. Con voce squillante, disse: «Buongiorno!»

Attese. Silenzio. Zero sarcasmo. Nessuna battuta cattiva sul suo alito. 
Abbassò veloce lo sguardo. Il suo piede era… tornato normale. Si sedette sul letto e provò a grattarsi piano fra l’alluce e il secondo dito. Niente prurito. Solo pelle umana mediamente idratata.
“Ehi?”
Guardò il piede da vicino, lo sollevò, lo annusò.

“Dai, non fare la bambina. Parla.”
Alfio si sentì strano. Come dopo l’ultima puntata di una serie tv che odiava ma guardava comunque.
Passò la giornata in uno stato di vaga ansia. Fece tre lavatrici e pulì il forno. Mise in fila i vasetti di yogurt in frigo, in ordine di scadenza. Aprì YouTube e cercò: “insulti motivazionali”. Guardò per un’ora un tizio scozzese che urlava contro la fotocamera. Ma non era la stessa cosa.

Nei giorni successivi, il vuoto si allargò. Inizialmente Alfio provò a ignorarlo. Finché non ne poté più. Si iscrisse in piscina. Faceva la doccia senza ciabatte, camminava scalzo negli spogliatoi, toccava le piastrelle con un dito e poi se lo infilava in bocca. Andava al mercatino dell’usato e indossava vecchie scarpe da trekking senza calzini. Provò a dormire con i piedi bagnati. Iniziò perfino a mettere via pezzi di formaggio scaduto, con l’idea confusa di stimolare l’ambiente.

Aveva ormai perso ogni speranza, ma un giorno si svegliò a causa di un formicolio sotto l’ascella destra. Un brivido lento, familiare.
“Complimenti, coglionazzo. Sei ufficialmente pronto per il livello due.”
Alfio scattò a sedere e si grattò l’ascella, che prudeva come non mai. Sorrise.

“Ascolta bene Malfermo. Ore sei: sveglia. Ore sette: postural pilates. Ore otto: smoothie detox, poi cold shower per la circolazione. Ore dieci: podcast motivazionale. Ore undici: yoga con l’ascella.»
Alfio era commosso. Si alzò in piedi e iniziò lo stretching.


Matteo Puccinelli è nato nel 1987, vive in provincia di Lucca e lavora come informatico. Legge da sempre, da alcuni anni scrive e studia scrittura creativa. È un accanito collezionista e durante il weekend potete trovarlo ai mercatini delle pulci, in giro per la Toscana, alla ricerca di prime edizioni dei suoi autori preferiti.

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