Tales from the gas station, Jack Townsend

Titolo: Tales from the gas station
Autor*: Jack Townsend
Lingua: inglese
Editore: Autopubblicato
Anno d’uscita: 2018

The sheer number of people in my life who have somehow failed to outlive me is, in a word, incredible.

Mi sono interessata a questo libro perché era contenuto in questa lista di libri horror comici e anche perché ero molto interessata alla struttura, in quanto anch’io ho in cantiere (da parecchio ma non infierite, please) un progetto di narrazione a puntate in forma di diario/blog.

Perché questo progetto, nato come creepypasta sul subreddit /nosleep, continua la sua storia su un blog, per poi, nel 2018 essere adattato in una serie di libri autopubblicati su Amazon. L’autore, Jack Townsend, scrive tutto in prima persona e finge per l’intera narrazione di essere lui stesso il protagonista e che le cose che racconta sul suo blog sono successe realmente.

La storia è appunto quella di Jack, commesso a tempo pieno in una stazione di servizio aperta h24 in mezzo al nulla più totale. Su consiglio del suo psicologo comincia a tenere un diario e su consiglio di un amico, da quel diario nasce un blog.

I personaggi principali sono Jack, malato cronico a un passo dalla morte (oltre che narratore inattendibile); Antonio, ex-galeotto impiegato part-time; Mr. Kieffer, riccone che si vuole dare alla politica; Spencer Middleton, psicopatico locale e Marlboro, membro della setta religiosa che si è insediata nei paraggi.

La storia del primo volume gira tutta intorno alla lore del Dio Oscuro, ma all’inizio il lettore viene solo bombardato da una serie di strane coincidenze e accadimenti assurdi, che stranamente però non sconvolgono mai particolarmente il protagonista.

Abbiamo il suo psicologo che fa strani test e domande, signore che leggono la mano, il cowboy della toilette, le piante-mano dietro il cassonetto sul retro… mentre lui continua ad aggiornare il suo blog i suoi lettori aumentato e comincia ad attirare l’attenzione dei complottisti.

Uno degli eventi chiave del primo libro è il rituale che gli fa una cliente fricchettona, a suo dire per “ripulirgli l’aura”. Questo rituale porterà a una serie di conseguenze piuttosto serie.

Il libro ovviamente ha un’andamento piuttosto caotico. Non credo sia facile adattare una gran mole di contenuti web in un romanzo che fili via liscio, anche se hai una lore ben delineata. Ma la scrittura è divertente: l’autore usa soprattutto le descrizioni ironiche per dare più leggerezza alla trama. Puoi effettivamente ridere degli orrori cosmici, se hai Jack che fa dell’ironia mentre è nella merda fino al collo. In generale, la malattia di Jack (l’insonnia) viene utilizzata come strumento per far dubitare al lettore di quello che sta leggendo. La differenza tra cose veramente successe e allucinazioni è sempre sottile e mai completamente chiarita.

Una cosa che mi ha disturbato però è la quasi totale mancanza di donne, in questo esperimento narrativo. A parte la signora che legge la mano, un’agente della locale stazione di polizia e un vago accenno a un’ex di Jack, non c’é nessuna donna. E poi sto Cristo non mangia mai (nulla mi rompe la sospensione dell’incredulità quanto l’assenza di cibo e pasti nei libri.)

Cosa devo dire: alla fine questi racconti hanno la stessa funzione della tonnellata di libri di fantascienza di serie Z che Jack consuma per ingannare il tempo nella stazione di servizio, ovvero distrarti per ammazzare al meglio il tempo.

Lo consiglio? Sì, se avete voglia di leggere qualcosa di divertente, che ricordi un po’ Welcome to Nightvale e un po’ X-files.

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