Zettelkasten, Obsidian e il magico potere degli appunti.
Una doverosa premessa: non sono un’amante del termine produttività. È mia opinione che questa parola sia troppo legata all’ambiente performativo di questi anni turbocapitalisti. Ciò nonostante ora parlerò di come sono diventata più produttiva nella scrittura di testi non narrativi.
È un po’ di mesi che ho trovato un sistema per la scrittura dei testi del blog che mi permette di scrivere un sacco (per i miei standard) senza stressarmi troppo. Ho già programmato un post alla settimana per i prossimi due mesi, una cosa per me incredibile (questo articolo è stato caricato sul blog il 2 settembre, ma andrà online il 1. ottobre). Ma come ho fatto? Si potrebbe riassumere tutto in “prendere appunti” ma credo sia riduttivo.
Mettiamo in chiaro una cosa: non ho un background accademico. Mi sono diplomata in una scuola commerciale in Svizzera dopo tre anni di apprendistato in Hotel. Quindi di base non so come si scrive una tesina, come funziona una bibliografia, come si citano le fonti, ok?
Ma mi piace scrivere di libri e dei temi che mi appassionano, e questo richiede ricerca, analisi, riflessione sulle impressioni che un libro mi ha lasciato. Troppo spesso succedeva che, a libro terminato, avevo l’impressione di non ricordare nulla e scriverne era per me estremamente difficile.
Già questo problema mi ha portato, negli anni, a cercare dei sistemi per organizzare meglio il mio lavoro. Ma la scintilla definitiva per me è stato il concetto di “Memex method” di Cory Doctorow, blogger e commentatore che ho sempre ammirato per la quantità di testi ottimi che riusciva a buttare fuori sul web.
Il concetto è quello del “commonplace book”, un posto dove tenere tutti gli appunti, le fonti e i testi prodotti e che sia facilmente ricercabile.
Questo è anche il concetto dello Zettelkasten, un sistema di organizzazione del sapere inventato da tale Niklas Luhmann, un sociologo molto produttivo.
Come detto: il concetto di base è quello di avere un luogo dove stanno tutti i testi. E qui entra in gioco Obsidian. Si tratta di un programma di scrittura in markdown che permette di avere tutti i propri testi in un comodo menù laterale, ricercabili per parole chiave e linkabili tra di loro.

Ho installato Obsidian in aprile e da allora lo uso per tutto: recensioni, testi del blog, newsletter, appunti volanti su argomenti che mi interessano.
Che sia chiaro, la curva di apprendimento non è una passeggiata: si tratta di un programma parecchio diverso da Word. Non hai chissà quali strumenti di editing, ma puoi formattare il testo, evidenziarlo, inserire citazioni e link. Per copiare e incollare il testo formattato in una mail o nell’editor di wordpress ti serve un plugin, spesso devo andare a guardare come si fanno certe cose.
Ma sono sei mesi che lo uso e mi ha sinceramente svoltato la scrittura. Prima di tutto non ti distrae dalla scrittura (al massimo ti distrae dal testo su cui stai lavorando, ma questo è un altro discorso).
Inoltre, utilizzandolo per un po’, ho notato che tornavo spesso a rileggere le cose scritte in precedenza, riflettendo su come potessero essere collegate ad altri appunti. Oppure su come avrei potuto ampliare un determinato ragionamento. O ancora, se volevo approfondire un nuovo argomento che avevo scoperto.
Un’altra cosa che mi ha colpito: finalmente scrivo tutti i giorni. Tutti i testi sono aperti sul mio schermo, sempre. Mi basta selezionare il testo che mi interessa e cominciare a scrivere. Non devo cercarlo, aprirlo, non devo stare attenta a salvare regolarmente. Mi butto a scrivere e via.
Ma non è stato solo Obsidian a cambiare il modo in cui mi approccio alla scrittura di testi non narrativi.
Sempre nell’ambito della mia ricerca sul Memex Method e sullo Zettelkasten ho letto il libro How to take smart notes, di tale Sönke Ahrens. È questo libro che mi ha insegnato a “leggere con la penna in mano”.
Leggere con la penna in mano è semplicemente l’atto di prendere attivamente appunti durante la lettura, per poi riversare questi appunti (che possono essere anche caotici) in un sistema più organizzato. Questa rielaborazione (mentre li trascrivo gli do già una struttura) permette di distillare al meglio questi appunti, e in questo modo spesso mi ritrovo con la base di un nuovo testo.
Quindi io mentre leggo mi segno le cose che mi colpiscono, i cenni della trama, le curiosità che mi sorgono e poi riorganizzo questi appunti in Obsidian. Spesso, facendo in questo modo, alla fine del libro ho già un testo quasi pronto alla pubblicazione. E non solo: lentamente sto creando un database di testi su tutte le mie letture e le mie ricerche. Mai più dimenticherò in quale racconto appare un certo personaggio. Mai più dovrò andare a googlare per sapere la trama di un libro che ho già letto. Mai più perdo un link legato a una certa citazione. Ho tutto qui, aperto, sempre.
Concludendo: mi rendo conto che tutto questo malloppo può risultare banale a chi magari scrive in maniera professionale, ma come detto: per me è stata una piccola rivoluzione e voglio condividerla qui perché magari a qualcuno torna utile.
Note: Obsidian è gratis per l’uso su desktop. Ci sono funzioni a pagamento come la sincronizzazione tra diversi dispositivi e la pubblicazione online (tipo blog). Forse una delle uniche pecche è che non è opensource.
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