Titolo: Jagannath
Titolo originale: Jagannath
Autor*: Karin Tidbeck
Editore: Safarà
Anno d’uscita: 2022
Traduttor*: Cristina Pascotto
Ci sono libri che ti fanno venir voglia di parlarne appena hai finito di leggerli. Perché ti hanno lasciato addosso qualcosa, qualcosa di appiccicoso e non ben definibile, qualcosa che magari se ne scrivi riesci a spiegartelo. Poi ne scrivi e no, non riesci a spiegare proprio un bel niente.
Questa è la sensazione che ho provato chiudendo Jagannath di Karin Tidbeck.
Si tratta della prima raccolta di racconti scritti in inglese di quest’autrice svedese, portata negli USA dai coniugi Vandermeer nel 2012. Tra l’altro ho trovato molto interessante la postfazione, dove l’autrice spiega la scelta, a un certo punto della sua carriera, di cominciare a scrivere in inglese e di come questo l’abbia fatta riflettere sulle caratteristiche della sua lingua madre e sul come il suono delle parole abbia un influsso sul tono della narrazione.
Tidbeck ha una penna veramente speciale. È capace di immergerti in mondi totalmente diversi l’uno dall’altro in pochissime righe: dalle tetre foreste scandinave a mondi fantastici popolati da colorati mutaforma, è un vero viaggio nell’assurdo quello che si intraprende aprendo questo libro.
I racconti utilizzano diversi espedienti narrativi: dal racconto epistolare indirizzato a un padre morto alla ricerca storica su un criptide locale.
Alcuni racconti sono profondamente legati al folklore scandinavo, come per esempio la Montagna delle renne; altri, come Jagannath, invece sono puri esperimenti new weird.
Vi sono diversi temi ricorrenti di questa raccolta, come quelli della gestazione, del parto e del cosa significhi procreare. Ma vengono anche rappresentate diverse tipologie di famiglie, biologiche e non.
I racconti si susseguono in un crescendo di stranezza, diventando di volta in volta più perturbanti e affascinanti. L’autrice è bravissima a spiazzare chi legge con la creazione di atmosfere che vengono presto disturbate da dettagli fuori posto.
I miei preferiti sono assolutamente Augusta Prima, un racconto veramente brutale e onirico; Pyret ovvero la cronaca riguardante la leggenda di un criptide locale e Jagannath, che è uno splendido esercizio speculativo che ti lascia senza fiato.
Lascio qui uno stralcio d’intervista fatta da Wired all’autrice nel 2012:
GeekMom: As a woman writing speculative fiction, have you run into any unusual challenges?
Tidbeck: There’s the established fact that female authors have access to a smaller readership: Female readers read both male and female writers, while male readers read male writers. There’s also the established fact that in Sweden, speculative fiction has long been looked down on by mainstream and highbrow readers (unless it’s by the right writers, of course). The latter isn’t an issue of gender, but both of these factors combined make a challenge.
I haven’t faced overt sexism as a writer, but it’s obviously hard to say if I’d had more readers and an easier time reaching out had I been a man. I don’t dwell on it. What is difficult is talking about sexism in speculative fiction and in geek culture; there’s a good discussion going on but also a lot of resistance and an unwillingness to acknowledge obvious issues, even in a country that’s supposed to be ahead in feminism and equal rights. The overt sexism I’ve run into has been as a geek in the gaming and fandom circuits – it’s the usual objectification, ridicule and/or being ignored – although I’ve gotten off easy compared to other women I know.
E voi?, avete letto questa raccolta di racconti? Conoscete l’autrice? Fatemelo sapere nei racconti.
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